Quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la (vera) fede sulla terra?

Quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la (vera) fede sulla terra?

Oggi assistiamo a una nuova ondata di proclamazioni cristiane, spesso legate a leader politici o movimenti che si presentano come difensori della fede. Sui social e nei dibattiti pubblici, molti celebrano quello che sembra un ritorno ai valori cristiani, ma ciò che vediamo è davvero fede o un surrogato che ne usa il nome per altri fini?

Discernere oltre l’apparenza

La Scrittura ci avverte chiaramente: “Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?” (Matteo 7:16). Non basta dichiararsi cristiani, citare versetti o difendere pubblicamente principi morali. La vera fede si misura dai frutti: amore, giustizia, compassione e umiltà. Gesù non ci ha chiamati a dominare, ma a servire; non a imporre, ma a mostrare la via del Regno attraverso la testimonianza del cuore trasformato.

Gli errori del passato

La storia è piena di esempi in cui il nome di Dio è stato usato per giustificare ideologie oppressive, regimi totalitari e politiche discriminatorie. Quando la fede è stata trasformata in uno strumento di controllo, il risultato è stato l’allontanamento delle persone da Cristo. Gli errori che in passato abbiamo imputato ad altri – come la creazione di una religione di stato che obbligava tutti a seguire determinate regole – stanno riemergendo sotto nuove forme. La fede non può essere imposta dall’alto; solo Dio accredita la giustizia mediante la fede di ogni singolo individuo.

Il rischio di allontanare da Cristo

Quando cerchiamo di “convertire” gli altri con la nostra giustizia, imponendo regole o giudicando chi non si conforma alle nostre aspettative, corriamo il rischio di allontanare le persone dalla grazia di Dio. Paolo ci ricorda: “La giustizia di Dio si rivela mediante la fede e conduce alla fede” (Romani 1:17). Non siamo chiamati a costruire un regno terreno che impone regole, ma a essere strumenti attraverso i quali Dio opera nella libertà e nella grazia.

Governanti cristiani: un ideale?

Non esiste un governante cristiano perfetto. Tuttavia, se un leader si dichiara seguace di Cristo, il suo compito è servire i bisogni di tutti, senza riguardi personali, dando buona testimonianza attraverso l’amore anche verso coloro che non condivide o non apprezza. Attaccare e condannare non riflette il cuore del Vangelo. Un governante che segue Cristo deve invece essere un esempio di compassione, giustizia e rispetto per ogni individuo, indipendentemente dalla loro fede o posizione.

Tornare al cuore del Vangelo

La vera religione, secondo Dio, è questa:

“Soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri dal mondo” 

(Giacomo 1:27).

Non è un progetto politico o una crociata morale, ma un cammino personale di fede che trasforma il cuore e porta frutti visibili.

Come credenti, dobbiamo vigilare per non confondere il Vangelo con ideologie umane o il desiderio di potere. La domanda di Gesù rimane attuale e pungente: “Quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la (vera) fede sulla terra?” La risposta dipende da noi: siamo pronti a vivere un cristianesimo autentico, radicato nell’amore e nella grazia, o ci accontentiamo di seguire l’apparenza?

Che il nostro impegno sia di testimoniare Cristo con i nostri frutti e di lasciare che sia Dio, e non noi, a trasformare il cuore delle persone.

Autore: Pr. Edoardo Taliento

Il Pastore Edoardo Taliento è la guida pastorale di BChurch. Per stimolare un po’ la vostra curiosità vi copiamo la descrizione trovata sul loro sito

b.Church” in inglese si legge “be church” che significa “essere Chiesa“. Ciò vuol dire che non ci accontentiamo di andare in chiesa, ma vogliamo essere chiesa. Inoltre, “b” è anche l’iniziale di Busalla, il luogo in cui abbiamo scelto, ormai 40 anni fa, di servire Dio.

Puoi scegliere di seguirli sui social media e se quest’articolo ha stimolato la tua curiosità, condividilo nella tua rete


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